Fin dagli anni ’70 la Comunità di Sant’Egidio, nell’ambito del suo impegno rivolto alle persone anziane, ha individuato una priorità nella salvaguardia del diritto di chi è avanti negli anni a rimanere a casa propria, un’alternativa a più alto tasso di qualità di vita rispetto alle soluzioni residenziali tradizionali, che allontanano dal proprio mondo. In questa prospettiva sono nate esperienze di cohousing pensate per rispondere ai diversi problemi abitativi degli anziani che si trovano nell’impossibilità di continuare a vivere a casa propria: ridotto grado di autonomia, indisponibilità o perdita di un alloggio, conflitti familiari, povertà economica, ecc. Tali esperienze, nel tempo, hanno dato vita ad un vero e proprio modello articolato e diversificato per rispondere in modo flessibile e appropriato ai bisogni abitativi della popolazione anziana: comunità alloggio,  case-famiglia,  case protette,  cohousing formale ed informale.
Tale modello è stato sperimentato in ambiti differenti, italiani ed europei, e rappresenta un’efficace risposta alla domanda abitativa di tanti anziani, a cui si unisce un’offerta più globale di protezione sociale. 108 sono gli anziani coinvolti in questa rete di soluzioni sperimentate a Roma.  Questi percorsi,  pur non essendo unici nel panorama europeo, ed arrivando a realizzazioni che presentano molte analogie con le nursing homes o il cohousing svedese, hanno una loro particolarità nel know-how della Comunità di Sant’Egidio, maturato in anni di vicinanza agli anziani.  Si tratta in questo senso di una proposta “povera”, perché realizzata con mezzi “poveri”, proprio per questo alla portata di tutti. Alle prime forme di convivenza informale fra anziani, che accettavano una nuova situazione abitativa, mettendo in comune alloggio e risorse economiche, si sono affiancate realizzazioni più mature come le case famiglia (fino a 6 persone) e le comunità alloggio (fino a un massimo di 12 persone) pensate per persone con una ridotta autonomia funzionale, che si trovano nell’impossibilità di rimanere a casa loro, per mancanza di alloggio o di risorse economiche sufficienti, di relazioni interpersonali significative. Queste case assicurano innanzitutto una vita relazionale soddisfacente, fatta di scambi con le altre generazioni, in una famiglia ricomposta. Restituisce un senso alla vita ed assicura nel contempo un’alta qualità delle cure offerte. Particolarmente felice è la combinazione di queste piccole strutture con i condomini protetti: mini-appartamenti (40 – 60 mq ciascuno) per una o due persone, dedicati ad anziani autosufficienti, ma con una fragilità dal punto di vista abitativo (senza casa, sfrattati, persone sole).

Tratto da: Inzerilli M.C. , Madaro O.  La casa come alternativa al ricovero: le proposte della Comunità di Sant’Egidio in Cohousing e soluzioni innovative per la terza età, in AeA Informa n. 2 – 2011