Nel 2041 in Lombardia ci saranno 3,5 milioni di ultra sessantacinquenni, contro gli attuali 2 milioni mentre gli over 80 saranno 1 su 20 anziani, ma siamo fermi agli anni ‘70 per quanto riguarda l’assistenza domiciliare. A 40 anni di distanza dall’avvio delle prime esperienze, il tasso di anziani assistiti a domicilio è del 2,5%, contro il 5% degli altri Paesi occidentali.
Sono alcuni dei dati emersi  in un recente convegno organizzato dalla  FNP-CISL a Milano. La preoccupazione è evidente: in Italia e in Lombardia si vivrà sempre più a lungo, ma si starà anche meglio?  I dati dell’ultimo censimento evidenziano una crescita degli anziani lombardi del 5% dal censimento del 1991, ma questo valore raggiunge addirittura il 47% se si considera la fascia d’età fra i 65 e i 74 anni.  Il convegno “Pensionati in Lombardia oggi e domani” è il primo di una serie di incontri organizzati dalla Fnp Cisl regionale per festeggiare il 60esimo dalla fondazione. «Abbiamo voluto promuovere una riflessione che guardi avanti – ha sottolineato Valeriano Formis, segretario generale dell’organizzazione lombarda, aprendo il convegno – I bisogni sono crescenti e sempre più sofisticati, dobbiamo attrezzarci poiché cambiano la composizione della popolazione anziana, i contesti familiari, culturali e sociali».
Sono seguiti gli interventi di Aldo Carera, docente dell’Università Cattolica di Milano e presidente di BiblioLavoro, Giancarlo Blangiardo, demografo, e di Carla Facchini, docente di Sociologia della Famiglia alla Statale di Milano.  Mentre gli over 80 crescono, Giancarlo Blangiardo ha sottolineato come « In parallelo, il modello di una società fondata sul figlio unico creerà famiglie sempre più fragili. Il sistema di aiuti familiari informali sarà insufficiente a reggere il peso dei bisogni di assistenza e cura». Per Carla Facchini, se In Italia «il mutamento demografico è avvenuto in ritardo, rispetto agli altri Paesi » questo poi è diventato rapidissimo e «non ha prodotto risposte politiche serie sul fronte della non autosufficienza e dell’assistenza. » Come testimonia il fatto che non c’è stato uno sviluppo nell’assistenza domiciliare che in Italia mediamente copre solo 2 ore la settimana, contro le 3 ore al giorno degli altri Paesi.  «I cambiamenti richiedono servizi nuovi e alternativi». Di fronte «a un tale problematico scenario, diventa prioritario – ha sottolineato Paola Gilardoni, segretaria regionale Cisl – rafforzare la sinergia tra giovani e anziani, stringendo un’alleanza intergenerazionale che favorisca l’inserimento lavorativo e l’adozione di politiche più efficaci sul fronte del welfare».