Protesta degli anziani ricoverati per la chiusura
dell’Ospizio Marino di Napoli

E’ di questi giorni l’appello accorato del Cardinal Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, per un’azione efficace contro la povertà da parte delle Istituzioni.
L’appello è contenuto in uno scritto  pubblicato sul settimanale diocesano ‘Nuova Stagione’, intitolato ‘Di povertà si muore’. Le sue sono parole che denunciano “una necessità, una urgenza, che stanno a rappresentare non un semplice malessere, ma una situazione di grave pericolo, l’esistenza di una vera e propria malattia sociale che, giorno dopo giorno, assume le dimensioni di una vera epidemia, anche mortale, come purtroppo sta diventando ai nostri giorni la povertà”.

I dati presentati dalla diocesi evidenziano come una famiglia su cinque è povera. 
“La povertà si va diffondendo- scrive il Cardinale- sempre più nella nostra società. E non è solo la povertà dei senza fissa dimora. Poveri non sono più e soltanto quelli che siamo abituati a vedere sui gradini delle chiese, sotto i portoni degli edifici e nelle stazioni ferroviarie, agli angoli delle strade o nei pressi dei semafori cittadini. I poveri non sono nemmeno soltanto quelli che, nell’immaginario collettivo, vivono in Paesi lontani, nel terzo mondo, nelle aree dove ci sono guerre e sfruttamento, nelle realtà ai confini della giungla dove mancano acqua, assistenza sanitaria e generi di prima necessità”. Sì, perché
ormai i poveri ci sono e in gran numero anche se non riusciamo a identificarli e sono quelli che si nascondono nelle case, che si chiudono nel proprio isolamento, che in alcuni casi vediamo portarsi timidamente nelle strade o fermarsi accanto all’azienda o all’esercizio commerciale”.
“Anche la tutela della salute” sta diventando qualcosa “che non ci si può permettere”. E le conseguenze “si hanno sui soggetti più deboli del nucleo familiare: sui bambini, sui giovani, sugli anziani”.
 Sempre più nelle cronache nazionali si trova spazio per piccole storie di povertà nascosta, come quella degli anziani costretti a rubare fra i banchi del supermercato o divenuti avventori dei mercati negli orari di chiusura. E per tornare a Napoli, dove le emergenze sembrano essere soprattutto altre, più di 30.000 anziani vivono con l’assegno sociale (427 euro mensili), secondo quanto sottolinea Antonio Mattone della Comunità di Sant’Egidio, e  le poche risorse sociali a disposizione sono in difficoltà o stanno chiudendo.
Un po’ di sollievo sembra giungere dalla notizia di pochi giorni fa dell’arrivo dei “Fondi Barca” per le Regioni Obiettivo Convergenza, tra cui la Campania, dedicati proprio ai servizi alla persona ( infanzia e  non autosufficienza).
 Questi fondi andrebbero a finanziare progetti, presentati dai Comuni, anche in patnership con il terzo settore, nelle seguenti aree:


1) servizi all’infanzia:
a) aumento strutturale dell’offerta di servizi (asili nido pubblici o convenzionati; servizi integrativi e innovativi);
b) estensione della copertura territoriale e sostegno alla gestione delle strutture;
c) sostegno alla domanda e accelerazione dell’entrata in funzione delle nuove strutture;
d) miglioramento della qualità e della gestione dei servizi socio educativi.


2) servizi agli anziani non autosufficienti:
a) aumento del numero di anziani in assistenza domiciliare;
b) aumento e qualificazione dell’offerta di servizi residenziali e semiresidenziali;
c) miglioramento delle competenze di manager, operatori professionali e assistenti familiari;
d) sperimentazione di protocolli innovativi di presa in carico personalizzata dell’anziano socialmente “fragile”.

Sta ora alle Amministrazioni locali il compito di formulare progetti in questi settori, avvalendosi anche di quanto di più innovativo esiste già nel nostro Paese.