Si è svolto a Bergamo il 27 febbraio 2014,  il Convegno Nazionale dell’Associazione nazionale Seniores d’Azienda (ANLA) intitolato “Anziani, una risorsa per il Paese”, frutto di un percorso di riflessione condiviso con il Censis.”Gli anziani si presentano come uno dei pochi aggregati sociali che mostra un certo dinamismo, al punto tale da percepire quella attuale come una fase densa di opportunità” è sottolineato nel documento che ribadisce come sia diffusa un’immagine “distorta” dell’anziano: “Basti pensare che contrariamente ad una certa immagine stereotipata affermatasi dell’universo anziano, ben il 47,7% degli over 65 si definisce in questo momento vitale, a dispetto delle forti difficoltà attraversate dal Paese e del disorientamento e preoccupazione che attanagliano le generazioni più giovani. Ad essi, peraltro, si aggiunge un 15,3% che dichiara di progettare il proprio futuro, nonostante abbia oltrepassato la soglia della terza età“.

Un universo vitale e con una sua progettualità: “Il 34,7% dei pensionati afferma che svolgerebbe un’attività lavorativa, la stessa di quando lavorava oppure anche una del tutto diversa, senza avere timore di rimettersi completamente in gioco o di destinare una parte delle proprie energie alla sfera lavorativa, da poco abbandonata”. Secondo il Censis, il 72,9% ritiene che “fare cose utili” per i propri cari sia una priorità nell’attuale fase della vita; quasi un anziano su tre (31,5%), inoltre, reputa importante destinare il proprio impegno verso altri, attraverso un impegno diretto o indiretto.
Famiglia e volontariato sono i campi dove l’impegno sociale degli anziani si concretizza più diffusamente ed anche il mercato guarda oggi ai consumatori più maturi con interesse crescente e questo anzitutto per il suo crescente peso demografico: già oggi il 21,2% della popolazione italiana appartiene alla categoria degli over 65; quest’ultima, peraltro, è cresciuta di quasi il 12% dal 2004, a fronte di una popolazione che nello stesso periodo è aumentata del 3,1%.
Nonni e genitori rappresentano oggi un pilastro fin troppo importante per il welfare del Paese.
Nel frattempo è radicalmente mutato anche il loro stile di vita, il rapporto con la tecnologia e i consumi in generale: gli anziani oggi consumano e sono meno frugali, e inoltre tengono in grossa considerazione il divertimento, i viaggi, la salute, ma anche il sociale.
Attivismo e vitalità, ma anche attenzione al benessere psico-fisico, che a sua volta riverbera sul mercato effetti economici ragguardevoli: il 31,5% consuma cibi biologici (era il 15,3% nel 2002), il 30,3% trascorre brevi periodi di vacanza nel corso dell’anno (il 24,7% nel 2002) e il 14,3% abitualmente va in piscina o palestra (era il 10,1% nel 2002).
È quello riferito agli anziani un universo vivo e vegeto, che non rinuncia neppure alle tecnologie: oltre un quinto degli over 65 naviga sul web (21,1%), e il 15,7% lo fa abitualmente; quasi uno su dieci ha l’account su Facebook, il 10,7% ha utilizzato internet per svolgere operazioni bancarie, il 7,3% per disbrigare pratiche con uffici pubblici, il 7% per fare acquisti, il 4,4% per organizzare e prenotare un viaggio. E questo è davvero un dato eclatante per “nativi non digitali”.
Tuttavia al crescente protagonismo degli anziani sul mercato, e alla forte apertura verso i consumi e le forme di acquisto al passo con i tempi, non corrisponde una pari tutela da truffe e frodi informatiche, come un consumatore moderno e appealing meriterebbe.
Gli anziani, dal canto loro, si percepiscono vittime di questa asimmetria, benché consapevoli delle possibilità che l’accesso alla rete dipana loro, in quanto cittadini e consumatori (il 43,3% è convinto che le nuove tecnologie possono migliorare la vita di tutte le persone), ma al contempo della propria debolezza di fronte a tecnologie e tecniche di raggiro sempre più sofisticate e difficili da decifrare.
Nonostante tutto questo, gli over 65 non sono ancora  protagonisti nella società e nell’immaginario collettivo. E ciò non tanto e non solo perché l’immagine veicolata dai media, e diffusa presso l’opinione pubblica, tenda ancora in troppi casi a coincidere con un identikit che poco ha a che vedere con la terza e quarta età di “nuova generazione”; ma soprattutto perché il potenziale di energie e valori di cui oggi il mondo dell’anziano è portatore rischia di disperdersi in un fiorire di iniziative che “non fanno massa critica”, che non si coagulano: perché dispersi sono i luoghi dove vivono gli anziani (non c’è la scuola come per i giovani, o il luogo di lavoro per le generazioni più adulte), luoghi che peraltro non “fanno identità”, rendendo spesso del tutto invisibile il contributo da essi fornito alla società. ANLA sottolinea e ribadisce quanto espresso dal Censis, “E’ importante che il Paese oggi riconosca il ruolo dell’anziano, non per inutili quanto inappropriate rivendicazioni di ruolo, ma soprattutto perché solo a partire dalla consapevolezza del contributo che gli anziani danno è possibile stimolare ancora di più il loro attivismo e il loro impegno sociale nelle sue molteplici forme, con effetti positivi non solo sulla loro dimensione di vita, privata e sociale, ma sull’intera collettività più in generale”.Conclude il presidente Antonio Zappi: “Penso sia veramente urgente abbandonare ogni forma di egoismo e di individualismo che, prima di una moda culturale è una condanna che la situazione attuale impone, per impegnarsi sempre più a tutti i livelli per diventare anche come Associazione un laboratorio di cambiamento rivalutando il senso della sensibilità per le necessità dell’altro, della disponibilità a condividere, dell’impegno per il prossimo, per quello vicino come per quello lontano, che però ci riguarda sempre da vicino”.