Dopo un esordio letterario con due romanzi incentrati su vicende africane che complessivamente hanno avuto ben 29 riconoscimenti letterari , è appena uscito il terzo romanzo di Michelangelo Bartolo. Medico, angiologo, attualmente responsabile di un reparto di Telemedicina dell’ Ospedale San Giovanni di Roma, l’autore abbandona, forse solo momentaneamente, il filone di medico cooperante in paesi del terzo mondo per calarsi in problematiche italiane e affrontare alcune realtà che riguardano la terza e quarta età.

Anche nelle righe di questo romanzo traspare l’esperienza di medico dell’autore, questa volta non impegnato in latitudini africane, ma immerso nella realtà di un grande ospedale romano.
Scritto in terza persona, l’autore dipinge la storia di una felice famiglia romana iniziando la narrazione dal primo dopoguerra fino ad arrivare ai giorni nostri, dove il romanzo si sofferma più a lungo. .
Gioia, la protagonista, donna iperattiva, appassionata di letteratura, è una donna piena di interessi che si trova a fare i conti con un corpo che, con il passare degli anni, non la segue più come vorrebbe.
Annota lo scrittore Oreste Paliotti, nell’epilogo del romanzo: “l’attenzione di chi legge viene subito catturata dalle vicende della forte personalità della protagonista, narrate con piglio spontaneo e humor. La sua affermazione “Da quando sto peggio non sono mai stata così bene” la dice tutta sul suo modo di affrontare le nuove sfide”.
Eppure quando si è avanti negli anni e si sta peggio, la risposta che nelle nostre società riecheggia con tanta, troppa disinvoltura è l’istituto.
Gli anziani aumentano, e ce lo spiega bene il breve saggio del geriatra Valter Giantin che completa il romanzo, eppure non sempre viver più a lungo equivale a viver bene.
Un romanzo un po’ contro corrente ma forse è proprio questa la chiave del racconto in cui molti possono ritrovare un pezzo della loro di vita.
Gioia troverò un modo molto particolare di opporsi all’istituto riuscendo a coinvolgere amici, parenti, assistenti sociali e figli in una soluzione assolutamente originale, imprevedibile: una convivenza, come si usa dire oggi, ad iso-risorse, con Anna, la sua amica e manager anche lei con problemi di salute.
Nel racconto vi sono inevitabili spaccati di vita ospedaliera e la descrizione di uno dei pochi servizi di telemedicina della realtà romana che rappresenta un’alternativa reale alla degenza. Servizi che potrebbero far risparmiare le casse del Servizio Sanitario ma che sono ancora poco diffusi.
Un romanzo che fa sorridere e riflettere, che ti fa quasi venire la voglia di invecchiare e di invecchiare bene.

Dalla quarta di copertina:
“Non mi piace invecchiare, ma considerando l’alternativa…” dice Woody Allen in un’intervista.
Oggi, in effetti, si vive di più e si vorrebbe vivere meglio; ma non sempre è così.
Come nella storia di Gioia, nonna iperattiva che improvvisamente si trova a dover fare i conti con un corpo che non la segue più come desidererebbe.
Una famiglia presente, con i figli a loro modo affettuosi ma che talvolta non comprendono le esigenze e i desideri di chi è anziano. E quando la debolezza del corpo si fa più evidente, la casa di riposo sembra l’unica soluzione, la più normale, la più fisiologica; soluzione a cui Gioia in modo delicato e originale, si oppone.
Ne scaturisce una sorprendente alleanza tra generazioni da cui nascono nuove energie, nuove soluzioni, nuova voglia di vita.

“Gioia e le Altre”, Michelangelo Bartolo
Città Nuova editrice,pp.112,  prezzo 6,00 Euro

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La nostra Africa. Cronache di viaggio di un medico euroafricano. Ediz Gangemi
Sognando l’Africa in Sol Maggiore. Ediz. Gangemi.

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