Riceviamo e pubblichiamo la mail di Federica, studentessa di 14 anni, che racconta l’esperienza fatta in questi giorni di festa a Roma, insieme ai suoi amici del gruppo “Giovani per la pace”. Una scoperta di felicità e di amicizia, come un regalo di questo Natale.
«A Natale ho ricevuto un invito speciale. Me l’ha fatto Anna, un’anziana che non ho conosciuto personalmente ma di cui ho letto una lettera. La sua storia mi è rimasta addosso come il profumo di cose buone che si respira a casa dei nonni. E’ la storia di un’anziana rimasta sola che finisce in una casa di riposo.  Una storia un po’ triste ma piena di speranza, dice infatti Anna: “Allora mi sono detta: che cosa posso fare, io, ancora? Posso essere un amica. E pure un’amica fedele. Si. Se cercate un’amica venite a trovarmi. Ho del tempo e non mi disturberete. Mi interessa quello che succede nel mondo e mi piacerebbe ascoltare i vostri racconti, parlare con voi. Mi sono detta: “Un’ora di tempo”. Il vostro e il mio. Per diventare amici, per contare per qualcuno. Alla faccia della solitudine.”
Così, insieme ai miei amici dei “Giovani per la pace”, ho deciso di andarla a trovare e ho scoperto che anche nel mio quartiere ci sono tante “Anna” chiuse in istituto. Ci hanno indicato un istituto. Da fuori, quasi non si riconosce: il portone sembra quello di un palazzo normale. Ma dentro la prima sorpresa: le anziane che abbiamo incontrato, appena arrivati, ci hanno accolto con il sorriso, l’affetto e l’ospitalità come se fossimo loro familiari. Noi avevamo portato bibite e dolci e siamo andati in giro per le stanze: ho provato un po’ di tristezza vedendo ambienti spogli, senza ricordi e senza l’affetto di una famiglia, ma stando tutti insieme la tristezza l’abbiamo cacciata via. Si, alla faccia della solitudine ! La solitudine non è un male incurabile, quasi un virus di cui non esiste rimedio. Ha detto bene Anna nella sua lettera, ho pensato, mentre conoscevo tante anziane molto simpatiche che ci hanno fatto tanti complimenti.

Purtroppo alcune di loro stavano male e mi è dispiaciuto vederle così perché sicuramente avrebbero preferito vivere la loro malattia con la famiglia e magari anche circondate da nipotini. La vita in istituto è difficile e certo possono anche divertirsi con qualche partita a carte ma questo non fa la felicità…  Con un’anziana una piccola difficoltà … ci ha cacciato via: mi ha ricordato la mia temibile vicina di casa che ad ogni minimo rumore prende a scopettate il muro… chissà .. un’altra volta andrà meglio !
Prima di venire in istituto avevo paura che sarebbe stata una cosa triste. Invece è stato un sabato pomeriggio speso bene, ci siamo divertiti, ed il bello è che abbiamo imparato molto da loro.
La malattia, la solitudine, la vecchiaia spengono le persone e le rendono tristi: regalargli un sorriso, soprattutto a Natale, fa sempre bene!
Alla fine ho pensato che è meglio venire a giocare con i propri amici insieme agli anziani piuttosto che starsene a casa, magari da soli, “alla faccia della solitudine” vale anche per noi giovani.
Quando sono uscita mi sono sentita felice ed ho imparato che a volte donare un sorriso e un po’
del nostro tempo non costa niente ma può valere tanto per gli altri e anche per me.»
Federica.