L’invecchiamento della popolazione costituisce un fenomeno considerevole su scala globale e una delle più grandi sfide del XXI secolo.

Spesso, si tratta di un fenomeno avvertito e analizzato con allarmismo a cui lo Stato si affianca sempre meno, sia a causa dei mutamenti demografici che per la diffusione di una diversa sensibilità politica, economica e culturale.

Accade così, in particolare in Italia, che le persone anziane e le loro famiglie si scontrino prevalentemente da sole con le trasformazioni che ogni tappa di questo cammino determina:

  • l’impatto con la vita assistita;
  • l’insorgere della totale dipendenza;
  • il riassetto esistenziale
  • la riorganizzazione della quotidianità.

L’industria tecnologica è uno dei pochi soggetti che presta attenzione a queste richieste di sostegno all’autosufficienza e al mantenimento della socialità, anche a causa di un interesse economico di fondo. Vorrebbe creare modi di vivere alternativi, o quantomeno reinventare quelli esistenti, per sperimentare, almeno a livello immaginativo, diversi scenari futuri possibili.

Il principale campo di applicazione è naturalmente quello della tecnologia assistiva, come il supporto per svolgere compiti che si potrebbero trovare difficili da eseguire da soli, per gestire i rischi e lanciare allarmi. La ricerca ha sviluppato numerosi prototipi di case intelligenti, robot e sistemi di telemedicina: numerosi processi, prodotti e servizi che possono essere implementati nelle abitazioni future e nelle strutture socio-sanitarie con l’intento di migliorare la qualità di vita e ridurre i costi dell’assistenza sanitaria e sociale.

Un’importanza particolare la rivestono poi i mezzi di comunicazione. Negli studi sul fenomeno dell’invecchiamento, infatti, si sottolinea il ruolo fondamentale dei contatti sociali nel contribuire alla qualità della vita, non solo in termini di mantenimento di uno stile attivo, dinamico e indipendente, quanto anche nel rispondere ai bisogni di protezione, sicurezza e appartenenza che si intensificano in età avanzata. Isolamento, solitudine e marginalizzazione che sono una componente centrale della socialità interrotta nella vita delle persone anziane da ben prima del Covid-19. In questo contesto, la tecnologia vorrebbe fare la sua parte per contrastare l’isolamento e fornire strumenti di socializzazione, reti di sostegno sociale e un senso di appartenenza.

Il tema del rapporto tra anziani e innovazione tecnologica è, nonostante queste premesse, poco dibattuto nell’opinione pubblica. Ogni tanto viene considerato dai sociologi, spesso digiuni di tecnologia, altre volte dagli ingegneri, deterministi tecnologici che vedono le innovazioni come fonte di uno sviluppo incontestabile per i singoli e per l’intera società. Lo spirito del tempo vuole convincerci – e lo fa con un certo successo – che per l’uomo contemporaneo gioie e dolori dipendano strettamente dalla padronanza dei dispositivi e piattaforme tecnologiche.

Senza un pensiero capace di sondare le profondità dell’umano, tuttavia, le tecnologie dirompenti potrebbero creare problemi dirompenti. Non sono pochi i gerontologi, sociologi, psicologi e filosofi che stanno dibattendo con accenti di forte critica e preoccupazione rispetto alle tesi che dipingono la tecnologia come una soluzione a molti problemi legati all’età.

Viene da chiedersi se, effettivamente, le opportunità che le tecnologie digitali potrebbero offrire per migliorare la vita degli anziani siano superiori ai rischi a cui vanno incontro le persone anziane con le loro famiglie.

Cosa ne pensate?