Nel mondo quasi la metà degli anziani (il 48%) non riceve una pensione. E’ bene ricordarlo nella Giornata Internazionale per l’eliminazione della povertà. Non solo, ma per molti tra quelli che la ricevono, questa non è sufficiente a garantire standard minimi di sussistenza. Moltissimi quindi sono costretti a lavorare fino ad età avanzate, spesso in condizioni di precarietà e con salari minimi. Questo è quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO), diffuso all’inizio di ottobre 2014. Tutto questo, nonostante la rapida estensione negli ultimi anni della copertura pensionistica nei paesi a medio e basso reddito, grazie a una combinazione di pensioni sociali finanziate dalle imposte, contributive e non contributive. Il rapporto analizza i sistemi pensionistici di 178 paesi. Più di 45 paesi hanno una copertura del 90% e oltre 20 paesi in via di sviluppo hanno raggiunto o quasi una copertura universale. “Molti paesi in via di sviluppo –ha dichiarato Isabel Ortiz, direttore del dipartimento Ilo per la protezione sociale– stanno espandendo la copertura dei loro sistemi pensionistici, si tratta di una tendenza molto positiva”. In un solo decennio, paesi come Cina, Lesotho, Tailandia, Timor Est e Tunisia hanno registrato miglioramenti straordinari nella copertura pensionistica, passando dal 25 al 70% della popolazione. Le pensioni finanziate dalle imposte hanno un ruolo importante nell’estensione della copertura in quanto assicurano un livello base di protezione per le persone che non ricevono una pensione contributiva.  Per l’Europa il discorso è all’inverso: secondo il rapporto, “le politiche di consolidamento fiscale adottate dal 2010 in poi hanno portato a una riduzione della protezione sociale per le persone anziane”. Le misure di aggiustamento comprendono tagli alla sanità e ad altri servizi sociali, riforme dei sistemi pensionistici che innalzano l’età pensionabile, la riduzione delle prestazioni e l’aumento dei contributi. Questi provvedimenti stanno compromettendo i sistemi pensionistici e sociali nonché la loro funzione di prevenire la povertà in età avanzata. Le debolezze di lungo termine delle politiche di austerità si stanno manifestando. I bassi livelli di reddito delle famiglie hanno portato a una riduzione dei consumi domestici e rallentano la ripresa economica. È preoccupante pensare che i futuri pensionati riceveranno entro il 2050 pensioni più basse in almeno 14 paesi europei”. Un’altra inversione di rotta si nota nello stop alla privatizzazione dei sistemi pensionistici “Alcuni paesi, tra cui Argentina, Bolivia, Cile, Ungheria, Kazakihstan e Polonia – si legge nel rapporto Ilo – stanno riconvertendo le precedenti privatizzazioni dei loro sistemi pensionistici avvenuti negli anni ’80 e ’90 in quanto troppo costosi e non consentono l’estensione della copertura della pensione. La totale o parziale ri-nazionalizzazione di questi sistemi ha l’obiettivo di ridurre i costi fiscali, migliorare la copertura e la sicurezza del reddito degli anziani”.“I sistemi pubblici di sicurezza sociale con solidi sistemi di protezione sociale di base -avverte Ortiz- sono essenziali per la ripresa economica, lo sviluppo inclusivo e la giustizia sociale e, di conseguenza, devono essere parte integrante dell’agenda di sviluppo post-2015. La protezione sociale in tarda età è un diritto umano riconosciuto dalle norme internazionali del lavoro e porta benefici anche dal punto di vista economico”. Dunque non a sproposito se ne parla nel giorno in cui l’opinione pubblica fa il punto sulla lotta alla povertà: in troppi paesi del mondo  “età anziana” e “povertà” sono due condizioni che si sovrappongono… E’ necessario allora estendere a tutti il beneficio della pensione e non retrocedere sui diritti acquisiti in almeno 70 anni di Welfare europeo.