Da sempre gli anziani popolano il mondo della letteratura per l’infanzia, alternando ruoli positivi a immagini cupe e terrorizzanti. Valga per tutte l’esempio della vecchia che tenta l’omicidio di Biancaneve, o dell’altra che vorrebbe cibarsi dei piccoli Hansel e Gretel. Facile intuire quali conseguenze abbiano queste rappresentazioni sull’immaginario dei più piccoli. È sugli schermi in queste settimane Il castello magico, film di animazione realizzato in Belgio con tecniche recenti ed efficaci. Protagonista è l’anziano Lawrence, proprietario del castello dove trova rifugio un gattino abbandonato. Nel quartiere tutti hanno timore della vecchia costruzione, credendola “stregata”. Lawrence non è però uno stregone ma un mago. Vive solo, circondato da animali e giocattoli che si animano.

Storia tradizionale. Ma la trama si modernizza improvvisamente all’apparire del nipote del vecchio, un giovane agente immobiliare che vuole convincere lo zio a vendere la casa e accomodarsi in una casa di riposo. Quando Lawrence in seguito ad un incidente sarà costretto al ricovero nell’ospedale dove abitualmente si recava per intrattenere i bambini malati con i suoi trucchi, il momento parrà propizio. Con l’inganno il nipote estorcerà una delega alla vendita e organizzerà la definitiva istituzionalizzazione. Contro la quale combatterà un’agguerrita comitiva composta da bimbi, giocattoli, e animali. Non svelo il (prevedibile) finale; sottolineo invece come i giovani spettatori siano condotti naturalmente a immedesimarsi nella battaglia dell’anziano e dei suoi amici per rimanere in casa propria, e ad associare la casa di riposo alla forzatura della volontà. È il valore aggiunto di un film gradevole, e coraggiosamente intelligente.