Nel bel libro di Gianpiero Dalla Zuanna e Guglielmo Weber dal titolo “Cose da non credere” un intero capitolo è dedicato al tema degli anziani e dell’invecchiamento della popolazione. Il libro, anche se pubblicato qualche anno fa, è ancora molto attuale. Troppo spesso paure ed incertezze per le possibili conseguenze di alcuni cambiamenti della nostra società, fra cui la sempre maggiore longevità e l’aumento delle migrazioni globali, generano luoghi comuni completamente infondati. Questo libro vuole proprio sfatare questi pregiudizi con lo strumento della statistica e della prova dei numeri. Tra le tante convinzioni non fondate c’è quella che l’invecchiamento della popolazione generi povertà. Si dice , infatti, spesso che i vecchi sono un peso e rubano risorse economiche che si potrebbero altrimenti indirizzare alle giovani generazioni. In realtà è stata proprio la maggiore ricchezza delle nazioni ad aver determinato l’incremento della popolazione anziana nei paesi sviluppati. Dunque l’innalzamento dell’età è uno dei segni distintivi di un alto tenore di vita, ma certo questo cambiamento va gestito con politiche sociali adeguate. E’ innegabile che la spesa che le famiglie devono affrontare registra dei picchi in particolare quando si hanno figli piccoli o anziani da accudire. Ma questa considerazione riguarda gli anziani in età avanzata, che necessitano di assistenza e cure mediche specialistiche. Non si può ignorare però che una grande fetta della popolazione di over-65 in buona salute e spesso in migliori condizioni economiche dei più giovani, rappresenti un sostegno fondamentale per le famiglie. Innanzitutto un sostegno monetario, solitamente volto all’acquisto della prima abitazione da parte dei figli. Ma c’è anche un sostegno pratico , in particolare per la cura dei nipoti, che consente di risparmiare il costo di baby-sitter e collaboratori domestici. Secondo gli autori del libro occorre dunque favorire l’invecchiamento attivo, promuovendo l’innalzamento dell’età pensionabile, il lavoro part-time ed il volontariato per chi è già in età da pensione. In questo modo si può continuare a sfruttare la capacità lavorativa dei più anziani, che altrimenti rimarrebbe inutilizzata. Inoltre favorendo nuovi modelli di cura ed assistenza ai più anziani, anche domiciliari, si possono creare nuovi posti di lavoro per i più giovani. In sintesi, secondo la tesi di Della Zuanna e Weber, non è vero che quando la popolazione invecchia il reddito pro-capite di conseguenza diminuisce. Ciò accade solo quando le politiche economiche e del welfare non si adeguano al cambiamento e non si ha il coraggio di compensare la mancanza di forza lavoro giovane incoraggiando un adeguato flusso di immigrazione.

Il consiglio dei due autori è dunque di non lasciarsi spaventare dai cambiamenti demografici ma di gestirli sapientemente in modo da garantire anche una vecchiaia più serena e assistita agli anziani.