In un articolo uscito oggi su “il Mattino di Napoli” dal titolo “Redditi e cure, Napoli non è una città per anziani” Antonio Mattone lancia l’allarme sulla situazione degli anziani a Napoli, che rischia di trasformarsi in un grande “naufragio”, come diceva il generale De Gaulle a proposito della “terza età”. Eppure, si fa notare, in questo tempo di crisi gli anziani sono una delle poche risorse in crescita. Se la Campania è l’unica Regione Italiana ad avere un indice di vecchiaia superiore a 100, non si può ignorare che a Napoli vivono oggi più di 173mila anziani, di cui ben 42mila abitano da soli e 145 hanno più di 100 anni. Rispetto ai dati del censimento del 1971 gli abitanti della città sono diminuiti di oltre 250mila unità, mentre gli anziani sono ben 66mila in più. Solo negli ultimi 10 anni  si è riscontrato un aumento di 15mila ultrasessantacinquenni. Napoli, tra le città più giovani d’Italia, ha e avrà sempre di più, un volto anziano. 
Ma come si prepara la nostra città a vivere questa trasformazione anagrafica? – si chiede Mattone – Napoli è una città a misura di anziano? E’ pronta ad affrontare questo cambiamento epocale? Per rispondere a queste domande bisogna analizzare quanto siano garantite dignità, cure mediche, assistenza sociale e politiche abitative per sostenere chi raggiunge l’ambito traguardo. 

 
Circa il 18% degli anziani che vivono a Napoli vive solo grazie all’Assegno Sociale (in media 427 Euro) e per questo Il primo dato che emerge è quello della povertà. Vediamo come sia difficile per tanti pensionati tirare avanti. Nelle strade della città assistiamo sempre più spesso a scene di persone avanti negli anni, distinte e ben vestite che chiedono con discrezione e vergogna l’elemosina. Ne ho incontrata una qualche giorno fa a piazza dei Martiri, che ha lavorato per 15 anni all’Atan e per 10 alle dogane. È in causa per avere la pensione. Ma se la vinco – dice con un sorriso – qui non mi vedrete più. 
Da anziani cresce il bisogno di cure mediche, ma anche curarsi è difficile. La burocrazia per seguire le pratiche – scrive Mattone –  i continui cambi delle norme, i tagli che riguardano la riabilitazione e i kit per misurare il diabete, solo per fare qualche esempio, rendono davvero difficile la vita per gli anziani che si ammalano. Per non parlare dei ticket per le medicine e le prestazioni sanitarie che certe volte, come mi raccontava una anziana del Rione Sanità, costringono a fare una drammatica scelta: mangiare o curarsi.
Come rispondere ? La crisi non può giustificare l’immobilismo di fronte alle esigenze di questa importante parte dei nostri concittadini. Una prima risposta può essere “un grande programma di assistenza domiciliare, accompagnato da piccoli e diversificati interventi, consentirebbe a tanti di invecchiare a casa propria. E’ anche un segno di civiltà e di gratitudine verso chi ha contribuito al benessere della nostra società. Questo tipo di assistenza consentirebbe inoltre un sostanzioso risparmio alla collettività rispetto ai costi sostenuti negli ospizi, nelle lungodegenze o negli ospedali. A Napoli ne usufruiscono un migliaio di anziani, meno dello 0,6%, un risultato molto lontano dal 3,5% fissato dal Ministero della Salute. Si spera di aumentare questa percentuale con i soldi che nei prossimi mesi arriveranno per l’incremento raggiunto negli ultimi anni da questo servizio in ambito regionale.  Gli anziani nelle loro case possono più facilmente rendersi utili, restare in contatto con il loro territorio affettivo e vitale, mantenere contatti sociali. Ma restare a casa evoca una seconda preoccupante emergenza, quella abitativa. In città esistono due strutture comunali per ospitare gli anziani in mini-appartamenti, quelle dei Miracoli e di San Nicola al Nilo. Occupazioni abusive e lavori fermi per mancanza di fondi hanno ridotto il già esiguo accesso a questi alloggi. Inoltre, la chiusura degli ospizi di Lettere e del Dentale di San Giorgio a Cremano, che pur non rappresentano la migliore soluzione, ha costretto alcuni anziani a un esodo forzato tra Rsa e sistemazioni, in certi casi, davvero improprie. Ma il peggio deve ancora venire. Dove finiranno i 56 anziani dell’ospizio Marino di Posillipo che il 15 febbraio dovranno lasciare la struttura, destinata probabilmente a diventare un bellissimo albergo?” Anche in questo caso si possono realizzare e favorire esperienze abitative nuove per favorire la permanenza degli anziani in un ambiante a misura familiare e non spersonalizzato o improprio, come più volte abbiamo proposto in queste pagine.
Conclude l’articolo:  Napoli non sembra essere accogliente con i suoi anziani. Speriamo di non dovere vedere un giorno i nostri vecchi finire per strada. La miseria e l’indifferenza possono trasformare uno dei grandi successi dell’umanità in una immensa disfatta, dai costi sociali e umani insopportabili.” E’ possibile cambiare la situazione o dobbiamo rassegnarci al naufragio di questa generazione di anziani ? Serve intelligenza e cuore per realizzare servizi innovativi che possano rendere la città “a misura di anziano” e, non è impossibile, siano in grado di valorizzare gli anziani come risorsa per la nostra società.