Il volto riconoscente di un’anziana di Ostia di 77 anni, quello sorridente di un’altra donna di 63 anni e poi tante giovani,  italiane e straniere:  bosniache, albanesi o di altri paesi, detenute a Rebibbia, che cantano e ballano  insieme ad altre donne più anziane di loro, anche novantenni, venute dai quartieri vicini, per fare festa insieme, per guardarle negli occhi, ascoltare le loro storie, consolarle, e provare a far sentire che sono loro vicine , che pensano a loro, che pregano per loro, che si impegnano per loro nel loro tempo libero.
Ci sono anche due novantenni, Anna e Nunzia, che sebbene in carrozzina, non è voluta mancare.

E’ l’immagine di una festa organizzata dalle anziane della Comunità di Sant’Egidio del quartiere Tiburtino di Roma, con le donne detenute nel carcere di Rebibbia.


E’proprio il ricordo di quei volti e quell’immagine di festa, che Carmela e le sue amiche conservano nel cuore durante l’anno, mentre preparano i pacchi di vestiario per quelle persone, che incontrano  in una festa annuale così sorprendentemente familiare, organizzata  fedelmente ormai da quasi 10 anni. 

Carmela è una pensionata napoletana di 70 anni,  che abita a Roma nella zona di Colli Aniene  e spende il suo tempo nell’assistere un fratello disabile. Luisa,  sua coetanea, vive invece nel quartiere Tiburtino, e ancora lavora come collaboratrice familiare. Nel tempo libero “fa la campagna”, come dice lei, occupandosi di un piccolo orto nella zona di Tor di Nona. Luciana anche lei di Tiburtino, fa la nonna a tempo pieno.

Carmela, Luisa e Luciana si sono conosciute portando alcuni abiti dismessi ad un centro di raccolta della Comunità di Sant’Egidio, dove hanno trovato all’opera alcune simpatiche ultraottantenni impegnate a smistare abiti usati, per le detenute di Rebibbia. 
In una piccola stanzetta di uso condominiale hanno incontrato Filomena, Natalina e Annamaria che hanno raccontato loro di essere fedeli a questo impegno da diversi anni, perché in carcere mancano i vestiti. Così, hanno spiegato, oltre a frequentare la preghiera settimanale della Comunità di Sant’Egidio, in cui si ricorda e si affida al Signore chi è povero, hanno cominciato a raccogliere vestiti usati per chi dorme per strada e per i carcerati.      

Cogliendo l’importanza di quelle parole e l’entusiasmo nel lavoro, Carmela e le altre hanno cominciato a promuovere la raccolta di biancheria nuova e ad aiutare nello smistamento e nella preparazione dei pacchi che Letizia, un’amica appositamente autorizzata, consegna regolarmente in carcere.

Si è così rafforzato negli anni l’impegno comune per far arrivare i vestiti nell’ala femminile e nell’infermeria del carcere, ma la gioia più grande è poter incontrare personalmente le detenute, ormai diventate care amiche, durante la festa, anche se questo suscita commozione e preoccupazione per la loro condizione. Fa freddo in carcere, il riscaldamento non funziona e la cena passa troppo presto, come negli istituti degli anziani, e a volte si distribuiscono pranzo e cena insieme, per carenza di personale. 

“Uscite presto!” è l’augurio che nasce dal loro cuore durante la festa, accolto con un grande applauso.  

Silvia D’Amato