Da Il Mattino del 4 febbraio 2014.
Di Antonio Mattone. 


Una donna di circa  70 anni, qualche settimana fa, è stata trovata morta a Napoli nella sua abitazione. Il decesso è dovuto probabilmente a  un malore, ma il fatto sconcertante è che risale a molti giorni prima del  ritrovamento del corpo. Era una psicologa dell’Asl ormai in pensione, i commercianti della zona la ricordano come una  persona di bell’aspetto, colta e ben vestita che però non aveva molte relazioni sociali. L’ultimo a parlarci è stato il suo portiere che quasi un mese fa le aveva  portato una cassetta d’acqua minerale. Da allora nessuna notizia. I vicini di casa, preoccupati per una  infiltrazione d’acqua che proveniva dall’appartamento della donna,  avevano invano bussato alla sua porta, e non avendo risposta  le hanno inviato una lettera con la richiesta di intervenire per risolvere il problema. Possibile che in queste settimane nessuno l’abbia cercata e si sia allarmato per il suo silenzio?  Siamo nel quartiere Vomero, quello con il più alto numero di anziani, dove vive una classe sociale medio-alta, ma dove la solitudine e l’isolamento sociale hanno fatto un’altra vittima. 

La settimana precedente, nella zona dei Decumani , dopo 104 anni di una lunga e appagante vita, è venuto a mancare Vincenzo detto “lo scarpariello”, soprannome derivante dal  mestiere di calzolaio che esercitava fin da piccolo. La sua generosità era nota a tutti. Si racconta che quando una persona povera non poteva pagare la riparazione delle scarpe lui rassicurava il suo cliente dicendo di non preoccuparsi che poi avrebbe pagato il conto la “Baronessa”, fantomatica nobildonna, frutto della sua fine sensibilità. 
Alla notizia della morte dello “scarpariello” in tanti si sono riversati nel suo basso, troppo piccolo per contenere tutti. E poi, tra lo stupore generale, all’improvviso è venuto il cardinale Sepe a dargli l’estremo saluto. A Napoli vivono quasi 170mila anziani, molti dei quali sono soli, malati e poveri. Queste due storie ci mostrano come l’isolamento sociale non dipenda dal quartiere dove si vive né dal ceto sociale, ma è una condizione trasversale che può colpire tutte le persone avanti negli anni. Già quando si va in pensione si finisce per non avere più responsabilità, impegni e compiti. 
Si esce di scena all’improvviso, anche se si è ancora in grado di recitare un ruolo da protagonista. Se poi si sfilacciano quei rapporti familiari che hanno caratterizzato tutta la propria esistenza si corre il rischio di smarrirsi, di perdere l’identità, fino a naufragare nel mare della vecchiaia. La solitudine aggrava tutti i problemi, rendendoli spesso irrisolvibili e drammatici. Esser soli significa non avere più nessuno vicino a sé, non avere compagnia né sostegno, proprio quando gli anni rendono la vita più fragile e bisognosa di aiuto. E allora può succedere che anche a Napoli, città tradizionalmente solidale, si può morire senza che nessuno per un mese se ne accorga. Solo se si è fonte di un problema si ha la possibilità di essere cercati. Eppure tenere alzato il sipario sul palcoscenico della vita degli anziani, aiuta a scoprire i valori e la bellezza di questa stagione della vita.

Antonio Mattone

Da Il Mattino del 4 febbraio 2014