Roma, Chi si affaccia in questi giorni nello storico atrio del carcere di Regina Coeli, come ha fatto recentemente lo stesso Papa Francesco, recandosi in questo luogo il Giovedì Santo per la Liturgia della Lavanda dei piedi, si imbatterà in una piccola mostra di manufatti variopinti. Piatti dipinti a mano, scacchiere di granito, modellini di navi in compensato.. piccoli oggetti che contengono la grande passione per la vita dei carcerati di Angiolina Freda, una esile signora di ottantacinque anni, giudice tutelare e volontaria, prima nel carcere minorile di Casal del Marmo ed oggi a Regina Coeli, dove organizza per i detenuti da anni laboratori d’arte. Vado a visitare la mostra, segnalatami da Stefania Tallei, della Comunità di Sant’Egidio, e incontro proprio l’animatrice dell’iniziativa…

D: Dott.ssa Freda, da quanti anni si occupa dei detenuti ?

Angiolina Freda: Quest’anno festeggio il cinquantasettesimo anno di servizio ai carcerati; sono stata molti anni a Casal del Marmo, quando ero anche giudice tutelare del Tribunale dei Minori di Roma; lì avevo la possibilità di uno spazio più organizzato e gestivo un vero e proprio laboratorio; ora da qualche anno sono qui, dove gli spazi sono ridotti; per questo visito i detenuti,  li aiuto seguendo alcune loro pratiche burocratiche e gli propongo questa attività di bricolage, che loro svolgono nelle loro celle, insieme ai compagni; porto loro de materiale e torno per ritirare i manufatti finiti. E’ importante per loro avere qualcosa da fare, quando sono in cella ed anche collaborare alla realizzazione di un prodotto insieme ai loro compagni.

D: Se posso, le chiedo quanti anni anni..?

Angiolina Freda: Ne ho 85 ….anche se mi vergogno a dirlo. In realtà penso di avere ancora tante energie. Questo lavoro con i carcerati mi aiuta moltissimo: la mia mente è sempre in movimento. Anche quando non sono qui, sto sempre a pensare a cosa fare per rianimare questa tomba, che è il carcere.

D: In questi anni avrà conosciuto tante persone…

Angiolina Freda: Con molti di loro sono ancora in contatto. Tanti mi vengono a trovare, sanno che possono contare sul mio aiuto; quando tornano a casa dalle loro famiglie ci tengono a farmi conoscere i loro figli, le loro compagne. Insieme a loro formiamo una grande famiglia di cui non potrei fare a meno!