Riceviamo e volentieri pubblichiamo la bella storia di solidarietà, raccolta da Silvia. Anche questa è la dimostrazione che restare a casa propria da anziani, o meglio non andare per forza in istituto, è possibile – con  poche risorse e l’aiuto di qualcuno – e soprattutto è più umano.

Caterina è una giovane impiegata, abita nella zona sud di Roma e , nel tempo libero,  insieme alla sua amica Roberta, si dedica agli animali che girano  intorno alle villette più isolate o nei tratti di campagna.   In una di queste villette abita Nora, 91 anni, insieme a quattro cani e una decina di gatti, due pappagalli e delle tartarughe. Roberta si accorge che l’anziana è in difficoltà e ne parla alla sua amica. Le racconta che l’anziana trascorre molte ore da sola in casa, seduta sul divano, senza la forza di muoversi  e poter badare non solo agli animali, ma neanche a se stessa. E’ trascurata e indebolita, si ammala e viene ricoverata in ospedale per una polmonite. Caterina allora comincia a visitarla e si affeziona a questa signora, così fragile, che le ricorda la madre scomparsa da poco e che ha il suo stesso nome!   Va a trovarla in ospedale, l’aiuta a mangiare, le piace farsi raccontare la sua storia. Nora è una milanese, venuta ad abitare a Roma e che per molti anni ha lavorato ad una pompa di benzina. Il lavoro le piaceva molto, perché poteva incontrare tante persone e parlare con tutti quelli che si fermavano a fare rifornimento. Nora si dimostra una donna interessata, aperta, gioviale.  Al momento di uscire dall’ospedale, l’assistente sociale decide di trasferirla in un istituto fuori Roma, perché ha bisogno di assistenza. Caterina è amareggiata e preoccupata, perché è consapevole della gravi conseguenze che l’abbandono in istituto può provocare e anche perchè teme di  perderla di vista. Decide quindi di provare ad organizzare un rientro a casa,  il prima possibile,  e nel giro di due settimane la promessa fatta a Nora, viene mantenuta. La speranza di Nora di tornare è ben riposta, perché Caterina si mette subito all’opera: contatta l’unico parente, un cugino che vive al nord, e lo informa che intende aiutare Nora a stare a casa propria, cercando una badante che possa accudirla. Chiede alla ASL il letto ortopedico e allestisce la camera da letto in salone al piano terra, per evitare di usare la rampa di scale interna all’abitazione, perchè nel frattempo infatti Nora si è allettata e serve anche la carrozzina. Mancano la biancheria pulita, le coperte…la casa è fredda…bisogna comprare il cibo per gli  animali…(con cui lei da anni è abituata a convivere)… la pensione però è modesta…..Ha un po’ paura di dover pensare a tutte queste cose, ma dice a se stessa che la vita è così, che bisogna affrontare le cose una alla volta per realizzare i propri sogni e non si scoraggia, perché vuole che Nora ritrovi il suo sorriso! Ne parla con i colleghi di lavoro, suoi e del marito, che si mobilitano facendo una colletta e offrendo la propria disponibilità a cercare le cose necessarie. Così si crea un circuito di simpatia e di sostegno ….anche tra i negozianti amici…la tintoria raccoglie generi alimentari, una vicina di casa mette a disposizione un ripostiglio col frigorifero per le cose raccolte. La casa è pronta! Nora è felice, non vede l’ora di mangiare un buon risotto! Il sogno si realizza…si affaccia qualche vicino .. allora è vero! Bentornata a casa!!!  Il seguito della storia è ancora da scrivere, perché la vita ricomincia…e Nora vuole  riprendere a fare i suoi lavori a maglia, da regalare a chi una casa non ce l’ha e vive per strada…

Silvia D’Amato