Negli ultimi giorni sono apparse diverse notizie sul problema dell’alimentazione delle persone anziane: uno studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore-Policlinico-Gemelli di Roma sulle abitudini alimentari nella Terza età, condotto su un campione  di 200 anziani con età media di74 anni, ha evidenziato come un anziano su tre (33,8% ) consumi cibi scaduti, anche più di una volta al mese, soprattutto latte e latticini; un’altra criticità è rappresentata dalle modalità di conservazione e congelamento dei cibi, che espone al pericolo intossicazioni, acuito dal grande caldo.  Circa uno su tre ritiene di non nutrirsi in maniera equilibrata, in particolare a causa di un consumo eccessivo di zuccheri e di grassi. Il 40% dell’intero campione non prende visione dell’etichetta per valutare la composizione nutrizionale del prodotto. Ben un intervistato su due (50%) dichiara di scongelare i cibi a temperatura ambiente prima della preparazione, esponendosi a rischi di intossicazioni che possono potenzialmente derivare da moltiplicazioni batteriche favorite dalla temperatura ambientale alta. L’anziano è quindi particolarmente a rischio in quanto reso più vulnerabile dall’indebolimento delle difese immunitarie e da concomitanti patologie croniche , di cui può essere affetto. Ma sembra più corretto mettere l’accento sulle cause di questi comportamenti errati, che non posssono essere attribuiti unicamente agli anziani stessi. Sicuramente c’è da considerare il fattore economico, che spinge tanti a risparmiare anche a danno della propria salute, come nel caso dell’utilizzo dei cibi scaduti. Un’indagine promossa dal Ministero della Salute ha evidenziato come il 70% degli anziani vive in ristrettezze economiche, cosa che si ripercuote sulla qualità e sulla quantità della spesa. Gli alimenti sacrificati sono soprattutto carne e pesce. Insomma la crisi economica, che ha colpito trasversalmente tutte le fasce della popolazione, non è solo un problema occupazionale dei giovani o di chi deve mandare avanti una famiglia. Per gli anziani è diventata un impedimento ad alimentarsi bene, con pensioni, è proprio il caso di dirlo, da fame. Un’altra causa è la mancanza di cure, che molti anziani subiscono, sia per la disattenzione di chi li circonda, sia per il semplice fatto di vivere da soli, con tutto quello che questa condizione comporta. Un altro fattore da considerare è la mancanza di una adeguata politica di prevenzione ed informazione su questi temi, che dovrebbe coinvolgere soprattutto i care giver e le reti di prossimità degli anziani, tra cui anche il medico di Medicina Generale.  Non a caso nell’inchiesta il 30% degli intervistati dichiara, infatti, di ricevere informazioni sulla corretta alimentazione dalla televisione, da giornali e da internet, il 35% da medici specialisti, mentre solo il 15% dal medico di famiglia. Questo rileva come le informazioni che arrivano non sono filtrate dalla conoscenza diretta e per questo sono anche meno efficaci. Un altro capitolo che meriterebbe maggior approfondimento è quanto avviene in materia di alimentazione presso le strutture residenziali di vario genere (RSA e case di riposo), dove il fenomeno della malnutrizione è diffuso e già segnalato all’attenzione dell’opinione pubblica.

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