Sono di ieri le notizie relative alla campagna di controlli dei NAS  sulle strutture residenziali per disabili e anziani, effettuati su tutto il il territorio nazionale dal nucleo istituito su richiesta del Ministero della Salute.
Negli ultimi mesi sono state ispezionate più di 1.000 strutture e il bilancio dell’indagine è piuttosto preoccupante: 102 persone segnalate all’autorità giudiziaria e 192 a quella sanitaria il bilancio dell’attività. I militari hanno accertato 174 violazioni penali e 251 amministrative. Sequestrate anche  numerose confezioni di farmaci scadute di validità ed alimenti in cattivo stato di conservazione. Complessivamente sono 16 le strutture chiuse e 2 sequestrate.
Il fenomeno è tristemente conosciuto: anche facendo una rapida ricerca su internet si scopre come questi controlli si ripetano ciclicamente. Purtroppo questa situazione di degrado ed abuso è favorita dal mancato investimento nella domiciliarità. Molte famiglie vorrebbero tener i propri anziani con sé, ma spesso arrivano alla decisione del ricovero in istituto per mancanza di risorse, di servizi a cui fare riferimento, a volte per semplice mancanza di informazione.

E’ forse utile ricordare come assistere un anziano, anche non autosufficiente, a domicilio sia molto più “vantaggioso” sia dal punto di vista della qualità della vita che da quello economico: ad esempio la retta media per una degenza di un mese in RSA pubblica ( quindi con compartecipazione del paziente fino al 50 %) si aggira attorno ai 3.000 euro, cifra con la quale si coprono abbondantemente i costi di un assistenza privata presso il proprio domicilio, comprese le spese di gestione di una casa.  
Con un po’ di sostegno da parte della rete dei servizi, si riuscirebbe a garantire all’anziano una felice

permanenza presso la propria abitazione, con un buon sollievo delle casse dello Stato….

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