Una triste deportazione o un’amara solitudine. È il destino che sembra attendere tanti anziani anche nella nostra città. L’inchiesta  realizzata da Il Mattino e le cronache di questi mesi  fanno  emergere una situazione di isolamento e  di abbandono in cui i nostri vecchi naufragano negli ultimi anni della loro esistenza. Un naufragio sull’isola del tramonto. 
Aumenta il numero degli anziani che perdono la casa, che non sono in grado di provvedere a se stressi, che vengono spostati  da una casa di riposo all’altra, come sta avvenendo nell’Ospizio Marino nonostante le assicurazioni del Comune di Napoli. Per non parlare di quelli che vagano per strada, che hanno una panchina come letto. Un fenomeno sempre più diffuso che ci preannuncia quali saranno i clochard di domani. 

Il messaggio che gli anziani ricevono è che sono di troppo e devono farsi da parte. Soprattutto quando diventano più fragili e bisognosi di cure e attenzione. Se la longevità è un successo della modernità, per cui la vita si allunga, la stessa società che l’ha prodotta è incapace di circondare chi è avanti negli anni del dovuto rispetto e della necessaria solidarietà. Essere anziani significa vivere in una condizione di bisogno, talvolta di miseria. La vecchiaia rappresenta sempre un impoverimento, ma quando la fragilità, la malattia, il bisogno invece di suscitare aiuto divengono motivo di emarginazione, l’esistenza diventa davvero complicata. 
L’inchiesta che Il Mattino ha pubblicato sabato e domenica mostra che a Napoli sono venute meno quelle reti di solidarietà e quei servizi che aiutano i vecchi a sostenere condizioni di vita adeguate alle necessità crescenti. 
Le risposte sembrano inadeguate e insufficienti. Le strutture residenziali sono limitate e prevalentemente affidate ai privati. Talvolta, come nel caso delle “villette” che di tanto in tanto vengono scoperte dall’autorità giudiziaria, si tratta di veri e propri lager; spesso sono occasione di business. 
I pochi edifici comunali dedicati agli anziani, che costituivano un’alternativa all’istituzionalizzazione, sono lasciati all’incuria e al degrado, come documentato dal sito web di questo giornale, suscitando la sdegnata protesta dei pochi abitanti che resistono tenacemente all’idea di dover finire in ospizio. Abbiamo visto in questi anni lavori iniziati da tempo e poi interrotti, lasciando nel degrado più totale un luogo che una volta era un modello di accoglienza e convivenza per chi era avanti negli anni. Uno scandalo che avviene sotto gli occhi di tutti, nel silenzio e nell’indifferenza. 
Dobbiamo constatare l’incapacità di una visione, di un progetto per  i vecchi napoletani che chiedono solo di restare a casa propria e di vivere gli ultimi anni della loro vita dove hanno sempre vissuto. La vera soluzione è infatti quella di potenziare l’assistenza domiciliare e di creare una rete di sostegno con tutte le persone che hanno a che fare con gli anziani: familiari, vicini, medici, negozianti, operatori sociali. Una sinergia virtuosa e flessibile tra questi attori può rispondere alle differenti esigenze delle diverse fasi della vita.
Un piccolo aiuto, un intervento coordinato e mirato possono evitare quell’amarezza che avvelena gli anni  della vecchiaia. Come è accaduto a quell’anziano che ha lasciato definitivamente casa sua per non avere la tentazione di tornarci, visto che il nipote gli aveva detto di non potersi occupare di lui.  
Aiutare i vecchi con soluzioni creative e intelligenti a restare a casa propria, oltre ad essere moralmente giusto, è anche più economico e conveniente. Se pensiamo che a Napoli per 239 persone ospitate nelle case albergo vengono spesi oltre tre milioni di euro, ci rendiamo conto che con gli stessi soldi se ne potrebbero aiutare molte di più, promuovendo reti di aiuto e approntando misure anche di poco costo, ma che invece possono essere di grande efficacia per la permanenza degli anziani a casa loro.

Simone de Beauvoir, 50 anni fa, diceva che considerare uno “scarto” un uomo alla fine della sua vita, denunciava il fallimento della nostra civiltà.  Possiamo dire che oggi il venti per cento degli uomini e delle donne sono uno scarto? Sono domande da porci, anche perché – non ce lo dobbiamo dimenticare – la vecchiaia è davvero democratica: arriva per tutti.

Antonio Mattone

Da Il Mattino del 24 giugno 2013