volontario
Bruno nella sua libreria di Albano

E’ di qualche giorno fa la buona notizia riportata sul quotidiano “Il Messaggero” del caso di una signora anziana di Albano, salvata dall’ intervento dei suoi amici di una parrocchia di Albano, che non vedendola arrivare all’appuntamento fissato per una cena insieme, hanno allertato i carabinieri di zona, che l’hanno trovata in casa in stato confusionale e di evidente disidratazione e l’hanno fatta ricoverare in ospedale. Ecco  un esempio di come il fatto di non essere soli, di avere una rete di amici, che si ricordano di te, rappresenta una protezione efficace, anche quando la salute non è buona ed il caldo si fa sentire con tutti i suoi dannosi effetti sulla salute delle persone anziane. E’ quanto non è successo nel caso della coppia di fratelli, trovati morti nel quartiere romano di Monteverde dopo diversi giorni: lui, che assisteva la sorella malata di Alzheimer, probabilmente deceduto improvvisamente a causa di un malore, lei morta di stenti nel suo letto per mancanza di qualcuno che l’assistesse dopo la morte del fratello: una storia terribile dove l’isolamento, che si vive nelle nostre città e la malattia vissuta senza il dovuto supporto, compongono un cocktail micidiale. Ecco perchè storie come quella di Albano devono essere più conosciute ed emulate.

Ascoltiamo allora la voce di Bruno,  protagonista del salvataggio, conosciuto dagli amici della  Comunità di Sant’Egidio, che da anni visitano gli anziani della RSA Villa delle Querce a Nemi, perchè più volte si è messo a disposizione per la compagnia agli anziani ricoverati.

 D: Abbiamo letto sul giornale la notizia della tua amica di Albano; spiegaci come è andata

Bruno:  Si è trattato di una serie di fortunate coincidenze….la prima è che dovevamo fare una cena proprio con questa signora, in un giorno differente da quello stabilito; giungo sul posto dell’appuntamento e la signora non c’è….penso che abbia raggiungo la casa dove ci sarebbe dovuta essere la cena, vado là ma mi dicono che non è arrivata……attendiamo…..cominciamo a chiamarla sul cellulare……niente…….la chiamiamo a casa…..niente….attendiamo quasi un’ora poi decido di andare a vedere a casa sua: suono al portone, ma non mi risponde nessuno……………c’è da dire che la signora vive sola e non conosciamo quali parenti poter contattare……………formuliamo varie ipotesi però rimangono tali…….verso mezzanotte decido di ritornare a suonare al portone, ma anche stavolta niente…………….L’indomani mattina riprovo sia al cellulare, sia al numero di casa…………….. niente…………..seconda “combinazione”: dovevo uscire presto per una commissione, ma qualcosa cambia e allora decido di ripassare a suonare ancora al portone…anche stavolta niente; terza “combinazione”: incontro il comandante delle guardie di Albano e nell’esporgli quello che sta succedendo, lui molto fattivamente, decide di fare una ricerca sul territorio dei Castelli Romani, per vedere se qualcuno con lo stesso cognome, risulti un parente ed abbia notizie di Giuseppina……………….cerco per la città qualcuno che conosca qualche parente di Giuseppina e chissà quale “fatto strano” mi porta di nuovo a suonare sotto il suo portone e questa volta si affaccia una vicina e gli chiedo di aprirmi il portone: raggiungo l’abitazione dell’anziana donna e sento un lamento, una richiesta di  aiuto provenire dall’interno: “E’ DENTRO…CHISSA’ COSA LE E’ SUCCESSO….FORSE E’ FERITA O ALTRO NON LO SO……..”. Allerto i carabinieri, il 118, i pompieri e anche qui un’altra “combinazione”: e se in quel momento dormiva e non sentiva il mio bussare? fortunatamente era sveglia…Arrivano i carabinieri e poichè non si trovavano le chiavi per aprire la porta, decidiamo di sfondare la porta (senza il paletto interno, per fortuna…) e la troviamo immobile sul letto, per fortuna viva…. era lì da quasi due giorni…..Poi sono arrivati simultaneamente i pompieri e gli infermieri,i quali accompagnano l’anziana in ospedale. Torno alla parola “combinazioni”: Padre Mariano mi ha detto: “questo tuo interessarti spasmodicamente della signora, te l’ha messo nel cuore e nelle azioni il Signore!”.
Un’ultima cosa: dopo aver fatto passare del tempo (ce l’avevano chiesto i dottori…..) sono stato a trovare in ospedale Giuseppina e la cosa che le ho chiesto era “cosa pensasse in quelle ore……..come pensava finisse il tutto”: la sua risposta è stata per me bellissima e spiazzante allo stesso tempo: “PENSAVO CHE IL SIGNORE AVREBBE PROVVEDUTO LUI!.”