Felice_Andreis_incontroNon capita tutti i giorni di poter passare un pomeriggio d’inizio autunno in compagnia di qualcuno che … l’autunno della vita, come talvolta si dice, sembra averlo iniziato da tanto! È quello che invece ci è successo giorni fa (precisamente il 30 settembre) in una bellissima tenuta “maremmana” a Poggio Cavallino (Grosseto), dove vive un “anziano” fotografo torinese: il barone Felice Andreis, artista di 107 anni, nato a Torino il 21 giugno (giorno in cui l’estate ha inizio !) del 1907 e approdato in Maremma nel 1933, dove oggi vive insieme alla moglie Angela, una senese di 101 anni, che ha arricchito tutta la conversazione con la sua ironia toscana .

Basterebbero, certo, questi “semplici” dati anagrafici a rendere “singolare” questo incontro (del resto nato per caso questa estate, dopo aver visitato una sua mostra fotografica a Capalbio, e aver scoperto che l’artista Felice Andreis, nato nel 1907, era ancora… “felicemente” vivente, scusate…il gioco di parole!). Ma a rendere davvero unica questa giornata è stato il piacevole tempo passato nell’ascoltare il barone Andreis raccontarci lunghi frammenti della sua lunghissima vita, riportati con garbo ed ironia: dal ricordo della sua prima foto, scattata a 9 anni sul Monte Bianco con una macchina regalatagli dal padre, alla sua chiamata alle armi, il 10 giugno 1940, sul fronte francese “nella più completa disorganizzazione” (come da tradizione del nostro paese), al suo arrivo in Sudafrica nel 1948, con il desiderio di vivere l’avventura di piantare ulivi dall’altra parte del mondo, insieme alla moglie e alla sua figlioletta Pepita, fino al dispiacere per il fatto di non vedersi più …rinnovare la patente, a 103 anni, perché… scaduta (rammaricato perché “in più di 80 anni di guida non avevo mai avuto un incidente, tranne un tamponamento in Kenya da giovane, di cui peraltro non avevo colpa”).

Felice AndreisUna passione, quella di fissare i ricordi, coltivata per quasi un secolo, come testimonia un intero archivio di fotografie e diapositive conservate nella sua casa, immagini che spaziano dalla Maremma all’India di Indira Gandhi e al Sudafrica dell’apartheid (“che non ho mai approvato”), pubblicate parzialmente nel volume “Un uomo che guarda. Felice Andreis, fotografie 1926-1952” (Photoedizioni 2012), a cura del fotografo e amico Carlo Bonazza (con prefazione di Piero Citati).

Vi si percepisce uno “sguardo” sul mondo mai banale, non polemico, senza forzature, spontaneo ed immediato (“non mi è mai piaciuto far mettere le persone in posa”), sereno, alla ricerca del significato bello, profondo e originale di persone, situazioni, paesaggi. Una vita ricca e piena di tante soddisfazioni, turbata solo da…un unico cruccio: non aver fatto in tempo a ritrarre, nel 1940, una caduta del Duce – con cui non simpatizzava – durante un passaggio in rassegna alle truppe italiane a Bardonecchia!