“Caro amico. Mi dispiace che non potrai trascorrere il Natale con la tua famiglia. Ti penso e ti faccio tantissimi auguri”.

“Carissimo Giulio non ti conosco personalmente ma ti voglio bene e desidero farti arrivare i miei più sinceri auguri”.

Ecco due dei tanti messaggi che gli anziani della Comunità di Sant’Egidio di Roma hanno voluto far arrivare in lettere e cartoline ai detenuti e alle detenute di Roma e Civitavecchia. Un gesto affettuoso pensato per chi è solitamente dimenticato ed escluso dalla gioia della festa trascorsa in famiglia. Il carcere viene solitamente percepito come un mondo lontano che poco riguarda chi è fuori. Questo disinteresse alimenta ancora di più l’isolamento dei detenuti e le tragiche notizie che giungono ad questi luoghi confermano la difficoltà ed una crescente solitudine.

Circa 300 anziani hanno aderito all’iniziativa di scrivere un biglietto di auguri a chi vive in carcere, hanno vinto ogni pregiudizio e pensato che fosse giusto ricordare nei giorni di festa proprio i più rifiutati. Chi vive in carcere, del resto, è sempre alla ricerca di una presenza amica. Per chi è recluso ricevere attenzione significa essere riconosciuto come persona e una lettera o un biglietto di auguri rappresenta una buona notizia e un gesto carico di significato.

La scelta di tanti anziani, tra cui alcuni che vivono negli istituti, di non giudicare e di far arrivare i propri auguri oltre le mura del carcere è un esempio importante per tutti. Ci ricorda non solo l’importanza di ricordare i più soli e dimenticati ma anche il valore di andare oltre il pregiudizio, aiutando così anche chi ha sbagliato a pensarsi diversamente.