Una lettera al giornale (Corriere della sera 2/7/2013) che racconta un episodio fra i mille che ogni giorno succedono a Roma, e che ci sembra importante riprendere provando ad amplificare almeno un poco. Il fatto è semplice: un negozio di parrucchiere, un anziana che abita nello stesso stabile, un bar dirimpetto. L’anziana va da anni a sistemarsi i capelli sempre dalla stessa parrucchiera, dopo aver preso, come di consueto, appuntamento. Ma un giorno non si presenta; la parrucchiera e le sue lavoranti le telefonano, ma senza risposta. Insospettite, chiedono informazioni al bar, dove l’anziana signora fa colazione tutti i giorni, e qualche volta si fa portare il cornetto a casa. Niente, non si è vista neanche lì, anzi il ragazzo del bar è salito per portarle il solito cornetto, e da dietro la porta sentiva la TV accesa, ma nessuno ha aperto.
A questo punto la parrucchiera chiama il 113 e il 118, la polizia chiama i pompieri, che riescono ad entrare in casa dell’anziana e la trovano per terra, disidratata e in stato confusionale, e soprattutto ancora viva. Era successo che sabato, uscendo dalla vasca, la signora era caduta e non riusciva più a rialzarsi, nessuno sentiva i suoi lamenti, così è rimasta a terra per tutto il weekend, fino a quando la parrucchiera ha riaperto il negozio.
Una signora, saputo il fatto, lo racconta in una lettera al quotidiano, che decide di pubblicarla.
Potrebbe essere una storia di semplice senso civico, sembra quasi un episodio di tempi andati. Ma c’è qualcosa di più.
L’episodio accade al Flaminio, un bel quartiere di Roma dove le abitazioni di un tempo sono ora diventati quasi tutti uffici, che si svuotano nel fine settimana. D’altra parte, si tratta di un quartiere ad alta incidenza di anziani. La signora protagonista della storia era riuscita a mantenere una vita di relazione, di buon vicinato e di contatti con il quartiere e con i commercianti. Questo le ha salvato la vita, oltre alla prontezza e all’attenzione della parrucchiera. E’ la banalità del bene.
La semplicità di questa situazione può essere un modello, replicabile in ogni zona del territorio, per “monitorare” gli anziani ed eventualmente intervenire in caso di necessità. E’ un’idea tanto semplice quanto potenzialmente rivoluzionaria, da sovrapporre all’assistenza domiciliare sociale e sanitaria che ancora fatica a decollare nella nostra città. Un’esperienza in questo senso è quella di “Viva gli Anziani”, un programma di assistenza domiciliare telefonica e porta a porta, operante già da anni a Trastevere, Testaccio ed Esquilino, che prevede il coinvolgimento anche dei commercianti e di tutto il vicinato, e che continua a fornire risultati eccellenti. Anziani più contenti perché meno soli, meno ricoveri, quartieri più amici, tutta una città più umana. Con una spesa minima.