Sembra il titolo di un film di fantascienza, o di un videoclip tutto effetti speciali: “Gli Invisibili”. In realtà è il nome che si potrebbe dare a tutto un piccolo popolo di gente di cui nessuno sa niente, neanche il nome;. Non si vedono, non si sentono, non sono conosciuti da nessuno, e nessuno li cerca. Situazioni nascoste in una realtà metropolitana che corre troppo in fretta per accorgersi di chi è fermo in un angolo, nell’ombra di un anonimato che è un po’ protezione, un po’ condanna. Li incontri dove non penseresti mai, magari in minuscoli appartamenti fetidi all’interno di magnifici palazzi, di quelli tutto marmi, piante, legni pregiati e ottoni. Come Frida, donna di 76 anni che vive con il fratello, anziano anche lui, in un buco d’appartamento incistato chissà come in un palazzo di lusso del centro di Roma, in quella Trastevere che ormai è diventata come la vetrina abbagliante di una boutique esclusiva.
Frida ha problemi psichici, da un mese non scende più dal suo letto; letteralmente, vive sul letto, dove mangia (poco e male), beve (pochissimo), e fa tutto il resto. Il suo materasso è intriso di escrementi, l’odore è atroce, la situazione igienico-sanitaria è da allarme rosso, ma Frida di scendere dal letto non ne vuole proprio sapere. D’altra parte c’è Alfredo, il fratello: uomo elegante e solo, che in realtà presenta anche lui problemi di equilibrio psichico, ma ben nascosti: è conosciuto da molti, ma lui non parla a nessuno della sorella, e nessuno pensa di chiedergli notizie di quella donna così strana che da più di un mese non si fa più vedere in giro. Ha provato per due volte a chiamare l’ambulanza per far ricoverare la sorella, ma Frida ha rimandato via gli infermieri e non se ne è fatto più niente.
Alfredo viene a sapere dell’esistenza del “Programma Viva Gli anziani!” della Comunità di Sant’Egidio, e prova con qualche timore a contattarli.
Un’operatrice del Programma va subito a verificare la situazione, e scopre così che Frida sta malissimo, non c’è tempo da perdere, quindi contatta subito il medico curante, che prepara una richiesta di ricovero urgente; l’operatrice chiama il 118 e riesce a convincere Frida, che stavolta accetta di scendere dal letto. Viene subito portata in ospedale, dove i medici riscontrano un gravissimo stato di denutrizione e uno stato igienico-sanitario da brividi: una profonda ustione copre tutta la schiena e i glutei di Frida, dovuta al contatto continuo della sua pelle con il materasso intriso di escrementi. Rischia la vita, ma i medici sono bravi, così Frida ce la fa.
Per fortuna questa storia non è finita come sembrava fosse destino dovesse terminare: Frida sarebbe potuta scomparire in silenzio, invisibile nella vita come nella morte, allo stesso modo dei tanti che acquistano un’identità quando ormai è troppo tardi, e allora leggiamo i loro nomi nelle pagine di cronaca. Frida deve la vita ad un’operatrice domiciliare, che ha svelato la sua “invisibilità”, ritrovandole così la dignità di un nome, di un’esistenza intera.