Recentemente Sergio Mattarella ha voluto conferire “motu proprio” le onorificenze al Merito della Repubblica Italiana a diciotto cittadini, italiani e non, che si sono distinti in modo particolare nell’aver dedicato la vita agli “altri”.  Il Presidente Mattarella, così come recita la nota ufficiale del Quirinale,”ha voluto individuare, tra i tanti presenti nella società civile e nelle istituzioni, alcuni esempi di impegno civile e di dedizione al bene comune”. In questo modo si sono voluti accendere i riflettori della cronaca su storie di coraggio o impegno nella quotidianità, troppo spesso ignorate. Sono le storie, solo per citarne alcune, di Monica Graziana Contrafatto, caporal maggiore rimasta invalida per mettere in salvo i suoi commilitoni durante un attacco in Afghanistan, Antonio Silvio Calò, che ha aperto la sua casa a Treviso, a sei giovani profughi di Nigeria e Gambia, Sobuj Khalifa, cittadino del Bangladesh, che non esitò a gettarsi nel Tevere per salvare una donna caduta in acqua, Regina Egle Liotta Catrambone, che con una nave da spedizione soccorre i migranti in difficoltà nel Mediterraneo ed Alganesch Fessaha che si prodiga per salvare i profughi rapiti dai predatori del Sinai o incarcerati nelle prigioni egiziane. Ci fa piacere sottolineare che tra i cittadini destinatari dell’onorificenza figurano anche i nomi di alcuni anziani, che non hanno mai smesso di dedicare il proprio tempo ad aiutare il prossimo. Sono persone che hanno creduto che con l’avanzare dell’età non dovesse venire meno il tempo della generosità. Ecco le loro storie: Alberto Sed, classe 1928, deportato a soli 16 anni ad Auschwitz, dove ha visto morire la madre e le sorelle. E’ stato giudicato dal capo dello Stato degno dell’onorificenza per il contributo che dà come testimone dell’Olocausto, negli incontri che organizza ancor oggi, a 87 anni, nelle carceri e nelle scuole; Luciana Tredici (in Marazzi), a cui è stato conferito il titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana:”Per la generosità e lo spirito di servizio con cui nel corso della sua carriera scolastica ha sostenuto ragazzi in difficoltà”. Durante l’occupazione tedesca di Roma, insieme alla sua famiglia, ha nascosto e salvato una famiglia di ebrei e un dirigente partigiano. Insegnante di lettere fino all’età di 70 anni, ha sostenuto gratuitamente, in orario extrascolastico, ragazzi disabili e con problemi di apprendimento. Da quando è andata in pensione si è dedicata al volontariato, in particolare all’insegnamento dell’italiano agli immigrati, come docente di Letteratura interculturale nel Corso di formazione professionale per Mediatori culturali. ed infine Benito Ermes Beltrame, che da il suo generoso contributo all’integrazione di giovani profughi africani impartendo lezioni di lingua italiana. Ex maestro di scuola elementare in pensione è tornato, negli ultimi tempi, ad insegnare italiano a una ventina di giovani extracomunitari, sbarcati in Sicilia. Sono storie che fanno riflettere sulle risorse personali che tanti anziani mettono a disposizione di chi ha più bisogno. Ma anche sono storie di incontro tra generazioni differenti, tra anziani, che hanno ancora molto da insegnare, e giovani italiani e stranieri. Sicuramente sono un esempio edificante di impegno quotidiano e duraturo per il bene comune.