Riportiamo l’articolo pubblicato da  RomaSette del 13 luglio 2023

Oltre 61mila le vittime delle ondate di calore in Europa nel 2022; 18mila in Italia. Le sollecitazioni a governo, enti locali e cittadini. Giovanni, 71 anni, volontario: «Chiacchierare, giocare a carte con i miei coetanei, perché è una cosa straordinaria?»

«È in costante aumento – ha affermato Impagliazzo – il numero degli anziani, visto anche il declino della natalità, ma anche le famiglie che non possono permettersi di sostenere i propri cari». Sono 9 milioni, inoltre, gli anziani soli, ovvero il 65% di tutti gli anziani italiani, e alcuni di loro sono «soli in coppia, spesso entrambi con fragilità». Un dato altissimo che, ha sottolineato il presidente di Sant’Egidio, «fa capire la complessità del quadro attuale tra solitudine e ondata di caldo: una miscela esplosiva che mette a rischio queste persone. Anche quando parliamo di strutture come le Rsa – ha precisato – troppo spesso assistiamo a notizie di cronaca drammatiche che svelano realtà che discriminano gli anziani, li trattano in modo vergognoso. Basti pensare che lo scorso anno i Nas dei Carabinieri su 152 centri controllati hanno riscontrato difformità importanti rispetto agli standard di legge nel 25% dei casi». Per quanto riguarda l’emergenza caldo, invece, Impagliazzo ha citato lo studio di Nature Medicine secondo il quale solo nel 2022 in Europa hanno perso la vita per le ondate di calore oltre 61mila anziani, dei quali 18mila solo in Italia. «Ma anche eventi calamitosi come inondazioni e nubifragi mettono in pericolo soprattutto chi è molto avanti con l’età».
Da questi dati prendono il via tre proposte portate della Comunità, rivolte a governo, enti locali e cittadini. Innanzitutto, ha spiegato Impagliazzo, «chiediamo all’esecutivo di portare avanti la legge delega 22/2023 che vuole semplificare le attuali politiche per gli anziani e promuovere il coordinamento della loro assistenza, soprattutto nelle loro stesse abitazioni. La nostra richiesta – ha spiegato – è di firmare il prima possibile i decreti attuativi di tale legge delega». Dal punto di vista politico, inoltre, da Sant’Egidio hanno espresso soddisfazione per essere riusciti, anche tramite richieste esplicite al governo, a far rientrare una «quota badanti» all’interno del decreto Flussi. «Molti migranti vengono qui per lavorare assistendo gli anziani e senza di loro chi è solo non riuscirebbe a trovare nessuno». All’esecutivo Meloni, inoltre, l’appello di far rientrare proprio chi è solo ed è in età avanzata nella recente carta “Dedicata a Te”, per ora pensata solo per le famiglie con almeno tre membri.
Poi la proposta all’Anci, l’Associazione nazionale Comuni italiani, di «mettere in atto una vera e propria “mappatura” della fragilità delle persone, ovvero una localizzazione di anziani in modo da predisporre interventi tempestivi in caso di emergenze o calamità». La terza proposta, invece, è quella di diffondere 10 “Best Practices” da divulgare tramite centri, parrocchie, ospedali, sportelli delle poste, supermercati, per aiutare correttamente ed efficacemente gli anziani. «Per fare alcuni esempi – ha spiegato il presidente di Sant’Egidio – consigliamo alle persone se vedono troppa posta nella cassetta delle lettere degli anziani o le finestre chiuse troppo a lungo o le luci sempre spente di bussare alla loro porta per accertarsi che stiano bene. O ancora, se si va a fare la spesa di chiedere se serve qualcosa».
Infine, Impagliazzo ha citato il programma Viva gli Anziani, attivo da 2004 in dieci grandi città italiane, che ha permesso di monitorare quasi 20mila persone e coinvolgere anche “anziani volontari”, alcuni presenti alla conferenza stampa. Tra loro Mario, 76 anni: «Io sono in salute – spiega – e mi sento anche in dovere di aiutare gli altri che non hanno questa mia stessa fortuna: perché io sì e loro no?». O ancora Giovanni, 71 anni, che va abitualmente a fare visita ad alcuni suoi amici, ma anche a sconosciuti coetanei nelle Rsa di Roma: «Fa piacere – racconta – essere visti come degli esempi, ma sinceramente credo che quello che facciamo noi dovrebbe essere la normalità. Chiacchierare, ricordare la nostra gioventù, giocare a carte con i miei coetanei, perché mai deve essere una cosa straordinaria? Se è vista dall’opinione pubblica come tale – sottolinea – c’è un problema grave, anche di cultura».