La città del futuro sarà amica degli anziani. Un auspicio, ma anche una necessità visto che entro il 2020 il numero delle persone con più di 65 anni supererà nel mondo quello dei bambini con meno di 5 anni e nel 2040 in Italia il 43% della popolazione sarà over-65.  Le città ne devono tenere conto e dovranno  quindi essere sempre più capaci di accogliere una popolazione che invecchia, facendosene  carico delle esigenze.
Molto spesso la situazione attuali non è delle migliori: buche e avvallamenti nei marciapiedi, attraversamenti pedonali mal segnalati, scivoli per carrozzine mancanti o occupati da macchine in sosta selvaggia, mancanza o impraticabilità di bagni pubblici. Non è solo un problema di ridotta capacità motoria. Con l’età, la fisiologica riduzione di capacità sensoriale di vista e dell’udito costituiscono ulteriori fattori di rischio che possono comportare gravi incidenti.  Dobbiamo infatti considerare che, in caso di incidente, la persona anziana è maggiormente vulnerabile, perché meno tollerante ai traumi fisici: una piccola buca può provocare una storta in una persona giovane, ma per una persona anziana con l’osteoporosi può essere causa di una frattura grave ed invalidante. Ovvio ? Sarebbe ovvio anche quanto ne consegue e che cioè, prevenire con una adeguata manutenzione delle nostre strade e con la giusta attenzione a questi problemi, si trasformerebbe non solo in una migliore qualità di vita, ma anche in una minore spesa sanitaria per gli incidenti evitati. Ovvio, ma poco considerato dalle nostre amministrazioni per cui è più facile tagliare posti letto che fare prevenzione. Eppure una città amica degli anziani, sarebbe una città migliore per tutti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha fatto un programma dal titolo: “Age-friendly Cities” per spingere le città ad attuare cambiamenti fisici e sociali nel contesto urbano che favoriscano la qualità di vita delle persone più anziane. In Italia, presso l’Università Bicocca di Milano, un gruppo di ricercatori si è proposto di studiare dove e come la metropoli può davvero diventare a misura di anziano. E’ il gruppo CSAI (Complex Systems & Artificial Intelligence Research Center) diretto da Stefania Bandini, professore di Intelligenza artificiale che spiega: «Troppo spesso quando si parla di anziani si tende a affrontare il problema in termini sanitari. Invece gli anziani di domani hanno un’alta scolarizzazione, useranno lo smart phone, avranno solo le disabilità legate all’età. Quello di cui davvero gli anziani hanno e avranno sempre più bisogno è di servizi di supporto per poter continuare a partecipare alla vita sociale delle città. » La tecnologia può aiutare come gli autobus di Manhattan dotati di ammortizzatori speciali che alla fermata si abbassano per non dover costringere chi ha difficoltà a camminare a salire o scendere il gradino. O come i semafori intelligenti e amici degli anziani, che riconoscono chi sta attraversando la strada allungando la durata del verde per il pedone anziano.  Senza dimenticare la manutenzione ordinaria dei marciapiedi o la tutela degli attraversamenti pedonali. Dare la possibilità di uscire senza pericolo vuol dire incrementare le possibilità di socializzazione. Come spiega Ryuta Kawashima, celebre neuro-scienziato giapponese:  «La cosa più importante per invecchiare bene è stare con gli altri, fare sport, massimizzare i momenti di svago e socializzazione. E per questo è fondamentale avere una mobilità efficiente, inclusiva verso gli anziani, che permetta loro di andare al cinema, a teatro, dagli amici».