Volentieri pubblichiamo l’articolo a firma di Antonio Mattone su Il Mattino di Napoli del 10 giugno 2023, a commento dei fatti di cronaca che hanno riguardato una residenza per anziani a Napoli.

 

di Antonio Mattone (Il Mattino, 10 giugno 2023)

Insultati, umiliati, sottoposti a violenze e vessazioni. Così trascorrevano gli ultimi giorni della propria esistenza i 15 anziani ospiti della residenza “Casa Nonna Rosa” di corso Vittorio Emanuele prima dell’indagine dei Carabinieri che ha posto fine ai maltrattamenti. Un destino amaro che probabilmente nessuno degli ospiti di quella struttura avrebbe mai immaginato gli potesse essere riservato.

“Se questo è un uomo” diceva Primo Levi della condizione dei deportati nei campi di concentramento e analogamente potremo dire di questi vecchi fragili che venivano legati per evitare che camminassero per la casa, e a cui veniva augurata la morte da parte di coloro che invece se ne dovevano prendere cura: “se muori festeggiamo”, gli sussurravano con un cinismo che supera ogni confine di brutalità.

C’è da chiedersi se nelle diverse case di riposo dislocate a Napoli e nel suo hinterland, ci siano situazioni simili. Un proliferare di alloggi per anziani che rappresentano da una parte un grande business e dall’altra una soluzione semplice per coloro che non possono o non vogliono badare a genitori, zii o nonni che sono diventati un peso insostenibile.

Diceva don Oreste Benzi: “Dio creò la famiglia, poi l’uomo inventò gli ospizi”.

I cronicari e le case per anziani sono dei luoghi dove le vite dei vecchi vengono inghiottite. Vengono parcheggiate, in attesa di passare a “miglior vita”. Dove esistenze fragili lasciano le loro pensioni in cambio del meno possibile. Strutture non sempre accreditate dove viene promessa una vecchiaia felice senza problemi e preoccupazioni e poi nel migliore dei casi ci si trova a trascorrere giornate vuote e senza affetti. Fino a dover subire violenze e torture come è capitato ai 15 vecchietti che erano assistiti persino da operatori non inquadrati regolarmente. Quello che colpisce è il grande silenzio sugli anziani: non se ne sente parlare, non ci sono convegni sulla terza età, tantomeno dibattiti e discussioni. Chi si occupa di loro?

Neppure il Comune di Napoli ha attuato iniziative e riflessioni su questa parte così importante della cittadinanza, che con gli anni sarà ancora più numerosa. Impossibile poi reperire i dati sull’assistenza domiciliare: quanti anziani sono seguiti? Per quante ore settimanali? Che strategia si intende attuare per prevenire l’istituzionalizzazione e l’ospedalizzazione prima che la situazione precipiti? E ancora: che fine ha fatto la residenza Cardinale Mimmi, destinata agli anziani in parte occupata abusivamente e in parte in attesa dei lavori di riqualificazione? E che controlli vengono fatti su questa marea di alloggi abitati da chi è avanti negli anni? Sono tutte domande che per ora non trovano risposta. Interrogativi che finiscono per diventare un grido d’aiuto inascoltato, come quello di Rosa che dall’interno della casa di riposo mentre veniva minacciata implorava: “mammina mia aiutami, mammina mia aiutami”.

Quello che è avvenuto all’interno de “La casa di Nonna Rosa”, indipendentemente dalle responsabilità che saranno accertate, può rappresentare l’inizio di una riflessione sulla condizione della terza età nella nostra città. Un punto di partenza per dire innanzitutto che non sono questi i luoghi migliori per finire gli anni della propria vita e per cercare modelli alternativi.
In questo senso la recente legge delega, approvata nello scorso marzo dal Parlamento e proposta dalla Commissione governativa guidata dal vescovo Vincenzo Paglia, può rappresentare una svolta per ripensare a un nuovo modello di assistenza degli anziani. Qui, partendo dalla stesura di una Carta dei diritti degli anziani e dei doveri della comunità, è stata disegnata una vera integrazione del sociale con il sanitario e l’assistenziale.

L’obiettivo finale è quello di poter essere assistiti a casa, in modo continuativo, senza essere sradicati dalla propria storia e identità ma anche senza essere lasciati soli.
L’aumento delle ore erogate di assistenza domiciliare, dieci volte maggiore di quelle attuali, è uno degli elementi più significativi del nuovo provvedimento.
In attesa dei decreti attuativi si potrebbe avviare una discussione che consideri proposte e nuovi suggerimenti. I fenomeni del declino demografico, dell’invecchiamento, dello spopolamento e dell’aumento assoluto e relativo degli over 65 richiedono un cambio di passo. E soprattutto il dovere di rispondere alla protesta silenziosa di tanti anziani che chiedono la restituzione della loro dignità.