Pubblichiamo la lettera della sig.ra Ivana La Valle al Corriere della Sera di oggi, domenica 18 settembre 2022 che ben sintetizza le difficoltà che ancora migliaia di anziani sperimentano nelle RSA e nelle case di riposo, insieme ai loro familiari.

«Sono la figlia di un’ospite di una residenza per anziani nel vicentino. Mentre la maggior parte degli italiani è tornata a una vita «normale» in questa fase post-pandemica, questa non è la realtà per un gruppo di italiani a cui vengono negati diritti fondamentali: non sono criminali, non rappresentano un pericolo per gli altri, sono persone che vivono in strutture residenziali, come le Rsa. Ma come i detenuti, i loro familiari e amici devono prenotare per vederli in orari stabiliti dalle Rsa; come i detenuti spetta alle Rsa decidere quante persone possono vedere e per quanto tempo; possono incontrare le loro famiglie e amici solo in sale pubbliche; le loro famiglie e amici non possono vedere come vivono: dove dormono, cosa mangiano, come trascorrono il loro tempo; come i detenuti, spetta alle Rsa decidere se possono uscire dalla struttura.
Queste restrizioni rappresentano provvedimenti estremi che negano agli ospiti delle Rsa diritti fondamentali. Ma queste norme sono veramente necessarie? Io (come penso molti altri familiari) ho una domanda: ci sono dati e ricerca che dimostrano che queste restrizioni sono giustificate e che devono continuare? Altrimenti devono essere rimosse e si devono considerare delle alternative per garantire agli ospiti delle Rsa una vita dignitosa nel rispetto dei loro diritti umani. Io spero che le regioni e il Ministero della Sanità possano fornire dati per rispondere a queste domande. Non voglio credere che, a scapito dei diritti di alcuni dei nostri cittadini più vulnerabili, vengano applicate norme senza nemmeno sapere perché e quali sono le consequenze di queste decisioni.»

Ivana La Valle