“I Cura Cari” è il primo romanzo di Marco Annichiarico, in cui l’autore racconta gli anni della malattia e dell’accudimento della madre Lucia, a cui l’Alzheimer ha rubato l’autonomia e la memoria.  Annichiarico aveva già raccontato le proprie vicende familiari nelle rubriche “Diario di un care giver” su “MIND” e “Caregiver Whisper-storie di ordinario Alzheimer” sul sito letterario “Poetarum Silvia”, riscuotendo un certo successo. Le sue rubriche in breve tempo sono divenute molto conosciute tra chi si occupa, per motivi famigliari o lavorativi, di malati di Alzheimer. Incoraggiato dai tanti commenti alle sue pubblicazioni Annichiarico ha voluto ripercorrere in modo più sistematico ed articolato le tappe della malattia della madre e i suoi tentativi di aiurtarla nel libro “I Cura Cari”, termine coniato da Flavio Pagano. Annichiarico, che è scrittore e poeta, sa descrivere in modo sincero e allo stesso tempo poetico il suo rapporto con la madre.

“la guardo e all’improvviso

inizio a rendermi conto

che questa casa

non è più una casa

che questa madre

non è più una madre”.

Così in una delle tante poesie che costellano le pagine del libro esprime la consapevolezza di non riconoscere più la madre Lucia, a cui sceglie di rimanere accanto a seguito della morte del padre. A causa dei problemi di salute dei genitori la vita di Marco si trova improvvisamente trasformata. La scelta di rimanere accanto alla madre e al padre malato comporta la necessità di cambiare città e di ripensare la propria quotidianità. Marco Annichiarico sceglie inizialmente di vivere in Sicilia affidando i genitori ad una badante ma poi sente la necessità di tornare indietro, a Milano, per prendersi cura dei suoi. La fuga era sembrata inizialmente a Marco una soluzione, ma poi ne aveva sentito il peso e aveva scelto di tornare a casa.  La durezza della diagnosi di Alzheimer si scontra con la fatica dell’accettazione, mentre Marco cerca un modo di continuare a comunicare con chi non riconosce più nemmeno il proprio figlio, ma ne comprende e apprezza la vicinanza rassicurante. La frase che la madre Lucia ripete a Marco “Non so chi sei ma ti voglio bene” ben rappresenta la sicurezza che solo gli affetti possono dare a chi non riesce più ad orientarsi tra i ricordi della propria vita. Annichiarico racconta l’amore testardo di un figlio verso la madre, fatto di attenzioni premurose e di ricerca di un nuovo modo di comunicare.

“Mentre mia madre dimentica

Tutto quello che le dico

Io prendo nota di tutto quello che mi dice

Su un quaderno a righe

Segno le parole che inventa,

i nomi con cui mi chiama

e gli oggetti con cui parla.

Da zero inizio a creare una mappa

di questa madre che non conosco.”

La vita di Marco e Lucia si scontra anche con la mancanza di aiuto delle istituzioni e con l’imbarazzo di chi fugge perché non sa come gestire la relazione con una persona confusa. Proprio per questo Marco fonda, insieme ad altre persone che si occupano di accudire malati di Alzheimer, l’associazione “Gli smemorati di Via Padova”, con l’intento di supplire all’assenza delle istituzioni attraverso il mutuo aiuto.  “I Cura Cari” è un libro che fa riflettere sulla poca attenzione verso il dolore di famiglie che affrontano da sole il peso della malattia dei propri cari. Ma nello stesso tempo può essere anche una bussola che suggerisce la strada per rimanere accanto a chi è confuso ma non per questo ha smarrito la capacità di voler bene.